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CAPITOLO 14

La conduco nel piccolo porto privato di Calipso. Ci sono una decina di imbarcazioni ormeggiate accanto alle quali stazionano alcuni uomini vestiti di nero. Lilia si tiene aggrappata al mio braccio, in silenzio. Il mare è calmo come una macchia d'olio e l'orizzonte è poco più di una linea che si confonde con la notte. 
Mi chiedo se sto facendo la cosa giusta. Le sue parole sono rimaste impresse a fuoco dentro di me.

Andiamo via.

Vorrei farlo più di ogni altra cosa. Ancora di più adesso, che sento ancora il suo sapore sulle labbra. Ora che il ricordo della sua pelle liscia scorre ancora sotto le mie dita. 

Quanto ho desiderato che accadesse.

Forse lei può pensare che io abbia avuto tutto, ogni genere di amore. La verità è che l'ho sempre mendicato.

Io da solo - o da sola - in mondi che non mi sono mai appartenuti fino in fondo, mi sono gettato in ciò che potevo avere. Nella maggior parte dei casi, era quasi niente. Quasi tutte le creature nell'Universo vivono di bisogni primari e, nelle prime fasi della mia evoluzione, mi bastava. Non conoscevo altro, tutto sommato.

Ma gli umani - e le poche altre razze che gli somigliano - sono un'altra storia. La profondità della loro essenza è fuori scala. Non lo sanno ma io, che ho visto così tante altre forme di vita, ne ho la certezza.

Le loro emozioni sono potenti, i loro sentimenti inarrivabili. Non lo nego: la passione che ho scoperto fra loro è stata la mia più grande dannazione.

Mi ha reso peggiore, all'inizio. Schiavo della necessità di provarla, di possederla a ogni costo. Anche se le ho pagate tutte, mi pento di molte cose che ho fatto pur di ottenere ciò che volevo. Ho desiderato uomini e donne fino allo struggimento e ho avuto quello che volevo più spesso di quanto meritassi.

Ma cosa amavano di me? Un'immagine, una copia del loro desiderio. Che altro potevo fare? Chi altri potevo essere?

Ogni tentativo di mostrarmi per ciò che ero mi ha procurato solo dolore e solitudine. Forse non ci sono nemmeno mai riuscito del tutto.

Ieri, per la prima volta, mi sono sentito desiderato. Io.

Lei voleva me, chiunque io sia.

Forse la mia vera identità continua a sfuggirmi, ma Lilia la vede. Significa che esiste. Io sono qualcuno.

Me ne voglio convincere, ho bisogno che sia così. La abbraccio d'istinto e la bacio fra i capelli. Le sono così grato che non so se riuscirò mai a farglielo capire.

«Che succede?» mi chiede, trovandosi fra le mie braccia.

«Niente, è che... Mi hai dato qualcosa di prezioso.»

«La mia verginità?»

Spalanco gli occhi, colto di sorpresa.

«No, non int... Cioè sì, ma...»

Lei ride. «Sei arrossito! Non ci credo!»

«Che dici? Sono le luci delle barche.»

«Bugiardo, fammi sentire.»

Cerca di mettermi le mani sul volto, ma già so che è in fiamme. Quindi le sfuggo, inclinandomi all'indietro.

«Se continui ti butto di nuovo in mare» la minaccio, senza riuscire a dirlo con la giusta dose di serietà.

Solleva le braccia con un sorrisetto. «Okay, okay. Pace.»

Spegnerei quella sua strafottenza in modi che non ha l'esperienza di immaginare, ma non posso fare altro che rimandare quel momento.

«Siete pronti?» 

La voce di Calipso mi fa voltare per vederla incedere sul pontile, circondata dalle sue ninfette ossequiose.

«Per la miseria...» mormora Lilia, senza distogliere lo sguardo dal gruppo dedito a risatine, spinte e gridolini.

Le ragazze indossano vestiti quasi inesistenti con lunghi veli a coprire le gambe nude. Tessuti leggeri azzurri, rosa, verdi, adornati da accessori e lustrini.

Calipso ha legato i capelli in una coda alta che le scende dietro la schiena, lasciata scoperta dal mini abito di paillettes lilla sfavillanti. I sandali argentati con il tacco alto rendono le sue gambe infinite, se mai ce ne fosse bisogno.

Non mi stupisce il fatto che abbia ai suoi piedi gli uomini e le donne più influenti del pianeta. La bellezza, però, non è che la minima parte del suo potere. Sa tessere le complicate fila delle relazioni con la stessa maestria con cui utilizza il suo antico telaio.

«Avanti, la serata non inizia senza di noi.» Calipso batte le mani, richiamando all'ordine il suo  schiamazzante seguito.

«Che serata?» Lilia le segue con lo sguardo, mentre salgono su un piccolo yacht.

«Vieni.» La aiuto a salire e ci ricaviamo un posto tranquillo a poppa, mentre le altre sono scese sottocoperta. 

Poco dopo, i tirapiedi di Calipso tolgono gli ormeggi e l'imbarcazione inizia a prendere il largo a velocità sostenuta.

Lilia si scosta dal volto i capelli agitati dal vento.

«Mi spieghi dove stiamo andando?»

«È la prima volta anche per me. Da quanto ne so, esiste una specie di... base segreta, da qualche parte in mare aperto.»

Lilia fa un cenno alle ragazze con i calici in mano che brindano sottocoperta. «Non mi sembra un abbigliamento da "base segreta".»

Scrollo le spalle. «Calipso tende a rendere godibile qualunque cosa.»

Stringe gli occhi, trafiggendomi con lo sguardo. «Immagino che tu ne sappia qualcosa, giusto?»

Le passo un braccio intorno alle spalle e la traggo a me. «Oh Lilia, smettila. Con lei ho finto tutto il tempo e non ne vado fiero.»

Mi appoggia una mano sul petto e mi stampa un bacio sul collo. 

«Scusa, devo abituarmi. Ma che c'entra tutto questo con il fatto che devo trovare mio fratello?»

Inclino la testa, lasciando che appoggi la fronte sulla mia guancia.

«Calipso ha una rete di informazioni che ha attivato quando ha saputo la tua storia. Stasera dovremmo saperne qualcosa.»

 «Come facciamo a essere certi che non abbia scambiato ciò che sa su di me?» mi domanda, dubbiosa.

«Lo ha fatto di certo.»

Lilia fa scattare il collo all'indietro per guardarmi in faccia.

«Sei impazzito? Mi verranno a cercare!»

Accenno un sorriso e le sfioro uno zigomo con il pollice. «Gli equilibri sono come bilance su cui pesano molti interessi. Il nemico di uno è amico di un altro, finché le cose non cambiano di nuovo.»

Si lascia andare sullo schienale con uno sbuffo. «Mi sembra una specie di labirinto degli specchi.»

«Hai ragione: è un gioco rischioso, ma Calipso sa usare le sue carte.»

Lilia fa sporgere il labbro inferiore in un broncio.

«Non mi piace essere la sua mano fortunata.»

Sorrido. «La donna di cuori.»

«Perchè non l'asso?» suggerisce.

«O forse il jolly.»

All'improvviso, schiude le labbra e mi fissa, immobile come tua statua. Le metto una mano sul collo.

«Ehi, tutto bene?»

Mi afferra le spalle. «Lo diceva anche lui, Ema! Mio padre diceva che sarei stata il suo jolly!»

Questa  non me l'aspettavo. «Davvero? Cosa pensi che significhi?» 

Si passa le mani fra i capelli, tirandoli all'indietro. «Non lo so. Si aspetta che io faccia qualcosa.»

So che sta cercando di recuperare immagini, informazioni da quella parte di sé che non riesce a raggiungere del tutto. La Sfinge è in grado di creare delle personalità separate nei Velati per venderli come bambole vuote in grado di agire e poi dimenticare. Ero certo che suo padre lo avesse fatto anche con lei.

Per questo ho usato quella chiave di frequenza, per aprire una piccola breccia. Uno spiraglio che, un po' alla volta, può far crollare il muro interiore che è stato eretto a sua insaputa.

Ora, però, mi pento di aver osato tanto. Nel momento in cui lei rivolta gli occhi, le braccia cadono e il collo perde forza, il mio cuore si ferma.

La prendo fra le braccia prima che possa cadere e cerco di arginare l'attacco che scuote il suo corpo. Mi sento impotente e il dolore che provo nel vederla così mi annebbia la mente.

«Lilia, ti prego» sussurro. «Ti prego.»

Come se potesse scegliere di non esserne devastata. Che idiota sono stato, non avrei dovuto spingerla a tanto.

«Perdonami» mormoro, mentre i tremiti diminuiscono.

«Mio padre voleva che la Truesight mi scoprisse alla stazione.» La sua voce è un sussurro. «Dovevano prendermi e io avrei dovuto fare delle cose, ma...»

La cullo, stringendola a me. «Shh, basta così. Ora non devi pensarci, va bene?»

«Sì, sì.» Tira su con il naso. «Sto male, Ema. Perché proprio a me?»

Non ho una risposta da darle. Nessuno ce l'ha. La verità è che non si merita la vita a cui è stata condannata.

«Ascoltami.» Le prendo il volto fra le mani. «Sono qui, faremo una cosa alla volta e verremo a capo di tutto. Tu sarai libera, te lo prometto.»

Annuisce, ma le sue labbra tremano. «Non mi lasciare.»

Le faccio scorrere una mano fra i capelli e le poggio le labbra sulla guancia.

«Non ti lascio» le sussurro.

Mi stringe le braccia sulle spalle. «Okay.»

Dice solo questo e il suo respiro rallenta, il corpo si scioglie su di me. La tengo così, finché l'imbarcazione inizia a rallentare.

«Stai meglio?»

«Sì, scusa... Vorrei essere più forte.» Si passa una mano su un occhio e sospira.

Le sfioro la fronte, facendo scorrere le dita fino al mento. «Tu sei molto forte.»

Accenna un sorriso. «Dici?»

«Certo, adesso rilassati. Penserò io a te.»

«Sembra interessante, detto così.» Sorride e si solleva, sporgendosi per osservare il mare. «Ma qui non c'è nien... Oh mio dio!»

All'improvviso, qualcosa emerge dalle acque con un lieve sibilo: una capsula di vetro e metallo dalla quale fuoriesce una stretta passerella. 

«Avanti, non abbiamo tutta la notte.» Calipso getta un calice in mare e ammicca. «O forse sì.»

Tutte ridono e incedono sul passaggio fino a raggiungere quello che sembra una sorta di ascensore sottomarino.

Le seguiamo, ma in quell'ambiente claustrofobico mi sento tutt'altro che a mio agio. Non smetto di pensare alle parole di Lilia. Se doveva essere catturata dalla Truesight significa che i piani iniziali di suo padre sono andati storti. Mi concedo un mezzo sorriso, il fatto che non avesse previsto il mio intervento mi dà un po' di tregua. Non abbasserò la guardia, comunque. Quell'uomo ha dimostrato di essere capace di tutto.  È spietato, intelligente e so che non si fermerà finché non avrà ottenuto quello che vuole.

«Ma è fantastico!» esclama Lilia, mentre ci immergiamo.

Tiene il naso incollato al vetro e mi conforta il fatto che abbia ritrovato un po' di spirito.

«Mia cara, non hai visto niente.» Calipso le si avvicina e non mi sfugge il modo in cui la accarezza con lo sguardo.

La considera merce di scambio, com'era prevedibile. Ma finché non saprà quanto è preziosa, farà di tutto per proteggerla. E sono certo che non sottovaluti le mie minacce. Potrei far crollare il suo castello in un attimo e uccidermi le servirebbe solo a rimandare quel momento.

Affondo lo sguardo fra le acque scure che ci circondano. Ciò non toglie che avrei evitato di coinvolgerla, se avessi avuto un'altra scelta. La sua etica è imprevedibile e io non sono certo fra i suoi preferiti.

«Dove ci porterà questo affare?» le domanda Lilia.

La dea le rivolge un sorriso abbagliante. «Nella grotta di Calipso, ovviamente.»

Il portello si apre e la sua espressione interrogativa muta in stupore, quando 

Un battito musicale, attutito dalle pareti rocciose che si schiudono davanti a noi, mi offre un indizio su ciò che troveremo.

«Siamo sul fondo del mare?» domanda Lilia con i suoi occhi castani spalancati. «E questa è musica?»

«Molto di più, mia giovane Alice nel Paese delle Meraviglie.» Calipso le sfiora il braccio con le sue lunghe dita candide. «Questa sarà una notte che non dimenticherai.»

Il mio sguardo incontra quello della dea, ma è solo un attimo e non riesco a leggere il reale significato di quelle parole.

«Ehi, va tutto bene.» La voce di Lilia allenta la morsa ghiacciata che mi ha afferrato alle spalle. «Non deve esserci un pericolo ad ogni angolo, no?»

Vorrei che fosse così, ma il terribile presentimento che mi ha colto non lascia spazio ai pensieri positivi. Lei, però, non deve vederlo. Ha già troppo male avvinghiato addosso, come uno spettro che cammina sui suoi passi. Un'ombra che sa attendere, silenziosa, crudele. Implacabile.

Indosso la mia maschera migliore e le sorrido.

«Hai ragione. Né il Bianconiglio e neppure il Cappellaio Matto hanno mai ucciso qualcuno, giusto?»

«Esatto!» Mi getta le braccia al collo e le sue labbra trovano le mie.

Sto correndo troppo con lei? Forse. 

Avrei dovuto aspettare, resistere, ma come potevo rifiutarla? Se non le avessi confessato i miei sentimenti l'avrei persa e quando l'ho sentita su di me non ho potuto fare altro che cedere. 

Spero che riesca ad accettarmi fino in fondo. Perché posso apparire come un ragazzo, posso sembrare chiunque, ma non sono solo quella persona. Sono anche tutte le altre. Tutti e nessuno, in ogni momento.


Editing: Priscilla Gullotta (Instagram @libriacuorleggero)


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