top of page

CAPITOLO 16

Perché tutta questa gente ha iniziato a urlare? Mi guardo intorno ma non c'è traccia di Emanuele.
Andrei a cercarlo se non fossi circondata da mutanti psicopatici e se non mi trovassi in un labirinto sotterraneo di cui non so niente.


Inneggiano al Nexus... Ma che cos'è? A un paio di metri da me una specie di uomo-uccello dalle piume blu e un becco al posto di naso sta appollaiato alla ringhiera. Non mi pare il caso di chiederglielo. Tantomeno alla donna dalla pelle rosso-fuoco che ha appena acceso le mani come fiaccole. Urla come una forsennata e se non fa di me un tizzone ardente è un miracolo.

Un giovane avanza nell'arena, noto la pelle ambrata i tratti esotici. Le spalle definite sussultano mentre solleva una specie di lancia con una mezzaluna argentea al posto della punta. A questo punto ci metto poco a fare due più due: sto per assistere a un combattimento, o qualcosa del genere.

Dopo Yaku, la folla invasata inizia a invocare un altro nome: Savannah.

Non sono certa che sia una donna o un ragazzo. Non gli non darei più di venticinque anni, comunque. Ha la pelle così chiara da apparire di un vago color lavanda, sfiorata dai capelli bianchi, lunghi fino a metà schiena. Proprio lì, dove si incuneano due monconi neri, arcuati. Sembrano resti di ali da cui pende ancora qualche piuma. Ha un fisico emaciato, con la pelle attaccata ai muscoli pulsanti sul petto stretto in una fascia bianca.

I suoi occhi brillano di una luce violacea, mentre alza entrambe le braccia per riservare a tutti un doppio dito medio. Fischi, urla e insulti si sollevano in risposta, ma lei non sembra curarsene. Anzi, dedica a quella bolgia uno sputo piuttosto sentito.

Riesco a vedere solo il profilo di Yaku, ma il suo volto non rivela alcuna emozione. Attende che Savannah finisca di insultare la comunità e solo quando è davanti a lui le rivolge un cenno. Fa indietreggiare un piede e solleva il gomito, portandosi in posizione di guardia.

La ragazza - come ho deciso di considerarla - resta immobile, lo sguardo puntato su di lui e le mani strette a pugno.

«Che il combattimento abbia inizio!» dichiara Calipso, circondata dalle sue ninfe.

I due sfidanti si studiano, muovendosi in cerchio con passi studiati. Mi chiedo come Savannah possa sperare di sopravvivere contro un mostro del genere. E intendo monstrum in senso latino, visto che il suo aspetto è tutt'altro che spiacevole.

«Oddio» mormoro, quando il duello inizia.

Non sono preparata a quello che sto vedendo, eppure me ne sento risucchiata. Tutta la mia attenzione è focalizzata da quella scena surreale. Yaku si lancia sulla mutante in una serie di attacchi vorticanti che lei schiva con una grazia ultraterrena. Sono rapita dalla fluidità e della precisione dei suoi movimenti, è grazia allo stato puro. Quella di Savannah è una danza sinuosa e calcolata, se avesse avuto le ali sarebbe stata davvero invincibile.

In quelle condizioni, però, c'è poco che possa fare contro la portata e il taglio affilato della lancia che la bracca. Nelle mani del guerriero è uno strumento di morte che lui rende quasi divino. Il suo fisico, solido, ma dalla muscolatura longilinea non sembra fare il minimo sforzo a tempestare di attacchi la sua sfidante.

Savannah si avvicina e si ritrae come un'ombra. Infine, si avventa contro il guerriero con rapide schivate e contromosse, cercando di approfittare delle falle nella sua difesa. Con abilità e prontezza, sfrutta ogni apertura, sferrando colpi precisi e veloci.

«Sì... così, brava. Ora a destra... Merda, non indietreggiare.»

Se solo potessi suggerirle i movimenti da fare, forse potrebbe vincere. Riesco a vedere, anzi no, a prevedere i colpi di Yaku. Come fa Savannah a non accorgersene?

«Sembra che tu abbia una preferita.»

La voce di Calipso mi fa sussultare, non mi ero accorta che si era avvicinata.

«È uno scontro impari, lei è disarmata e senza ali» replico, tesa.

«La legge della natura non è misericordiosa, il più debole soccombe.»

L'irritazione mi fa aumentare il battito del cuore e le lancio uno sguardo di fuoco.

«E tu ti sei tolta una bocca inutile da sfamare, giusto?»

La dea sorride, candida. «Vedo che sei anche molto intelligente.»

«Non ho bisogno dei tuoi apprezzamenti.»

Ammetto di sentirmi anche un po' Quod, in questo momento. Le stringerei volentieri quel collo delicato fra le mani. Sono stata superficiale prima, ma non riaccadrà.

«Come vuoi... Peccato che Emanuele si stia perdendo lo spettacolo. Va tutto bene fra voi?»

Riporto lo sguardo sul combattimento. «Non parlerò di questo con te.»

Lo scontro è un'esplosione di energia e astuzia. Il guerriero cerca di imporre la sua forza e superiorità tecnica con la lancia, mentre la sfidante dimostra di essere un avversaria coraggiosa e insidiosa. Elude i suoi attacchi con una destrezza sorprendente e riesce persino a strappargli la lancia di mano. Il modo in cui lo ha fatto mi incanta: ha creato una leva che avrebbe spezzato il polso di Yaku se non l'avesse lasciata.

Il vantaggio dura poco, però. La mutante non è in grado di utilizzare quell'arma e, quando tenta di colpirla, Yaku ha gioco facile nel riprendersela.

Calipso si avvicina al mio orecchio.

«L'essenza del mutaforma è tradimento e illusione. Pensaci bene prima di concedergli la tua completa fiducia.»

Nonostante i colpi avvelenati di Yaku, la sfidante riesce a muoversi con una rapidità tale da evitare ferite gravi. Sfrutta l'agilità del suo corpo per sfuggire alla portata dell'arma, lasciando l'altro in una posizione di svantaggio.

«Se pensi se ascolterò i tuoi consigli, sei un'illusa. So che cos'è successo fra voi ed è il risentimento che dà voce alle tue parole.»

Mi accorgo solo in quel momento che l'ho detto in greco. In effetti, di solito, non costruisco frasi così auliche.

Calipso solleva le sopracciglia, ammirata. «A quanto pare, sottovalutarti è un errore, bambina. Non sarò io a farlo.»

Mentre il combattimento prosegue, Yaku sfrutta la lunga portata e il taglio affilato della lancia, anticipando i movimenti della sfidante che è sempre più stanca.

«Meglio per te.»

Con una rapida e potente falcata, il guerriero riesce a colpire la sfidante con un colpo preciso e deciso. La punta affilata della mezzaluna affilata penetra nella difesa di Savannah, infliggendole una profonda ferita al fianco.

«Merda» impreco fra i denti.

Nonostante gli sforzi della mutante per evitare gli attacchi, il guerriero continua a spingere avanti senza sosta. Seguo i suoi affondi con tutta me stessa, stringo il corrimano davanti a me come se fossi lui. Alla fine, Savannah cade in ginocchio, la mano insanguinata sul fianco ferito.

La folla incita il guerriero a infliggerle il colpo di grazia, ma quando lui solleva la lancia, nella grotta cade un denso silenzio. Non sto respirando, penso che anche il mio cuore si sia fermato.

Yaku la guarda e Calipso solleva la mano. So quale sarà la sua decisione. Sono disposta ad accettarla?

La dea abbassa il braccio con un gesto netto ma, nello stesso momento, urlo con tutte le mie forze.

«No! Fermo!»

Un ululato di stupore emerge dalla folla e una luce viene sparata su di me, accecandomi.

«Ebbene, abbiamo la seconda sfidante!» dichiara Calipso, allargando le braccia per accogliere lo scroscio di entusiasmo che fa seguito alle sue parole.

Mi sento morire. «Cosa?»

Gli occhi della dea brillano, colpiti dalla luce fredda e abbagliante.

«Sono le regole del Nexus, mia cara. Hai chiesto di risparmiare la perdente. Quindi ora sarai tu la sfidante.»

Yaku abbassa la lancia e Savannah cade su un fianco. Un gruppo di mutanti la solleva e la porta via, mentre il guerriero solleva lo sguardo verso di me.

«Ma io non posso farlo!»

Una morsa mi afferra lo stomaco e la mia voce è un urlo roco e disperato.

Calipso mi strizza l'occhio. «Guarda il lato positivo, sarò io a decidere chi sopravviverà, alla fine.»

Non riesco a replicare perché qualcuno mi afferra le braccia e mi trascina verso una scala metallica. Mi lanciano sulla pista e se non cado a terra è un miracolo.

Vedo Yaku avanzare verso di me. Mi guarda come se fossi una preda. I suoi occhi sono freddi, spietati.

Mi ucciderà, sono fottuta.

Tutto rimbomba di urla, sbattere di piedi, applausi e fischi. Io riesco solo a fissare i pettorali di Yaku che guizzano, quando si mette in posizione di guardia.

Ho deciso: mi butto in ginocchio a implorare pietà. Così finirà senza agonia.

Mi sembra un'ottima idea, a pensarci bene. Quindi lo faccio senza pensarci due volte

E per fortuna.

Se non mi fossi prostrata, di certo la folla starebbe giocando a palla con la mia testa. Sento persino lo spostamento d'aria, quando la lama mi sfiora i capelli. L'ho evitata per un soffio, nel vero senso della parola.

Ora, come minimo, mi taglierà in due dall'alto in basso, in pieno stile macellaio con una costata di abbacchio. Rotolo su un lato, mentre la lama trova il pavimento al posto del mio posto. Lo stridore della lama mi fa drizzare i capelli. Premo co i palmi a terra e scivolo verso le sue ginocchia. la sua è una posizione solida, equilibrata, ma anche un elefante indietreggia quando si trova un topo fra i piedi. Intreccio le mie gambe alle sue nel momento stesso in cui lo fa e, anche se sono certa che mi spezzerò, il piano riesce. Il guerriero si sbilancia e cade di schiena.

Riesco a vedere anche lo stupore nei suoi occhi spalancati. Allora mister senza-emozioni non è poi così senza-emozioni. Il problema è che ora mi trovo avvinghiata a lui e non ho idea di cosa fare. Yaku sì, però. In un nanosecondo me lo ritrovo sopra con una mano premuta sul mio collo. È così vicino che i suoi capelli mi sfiorano le guance. Intravedo i denti candidi sotto il breve sorriso che si concede, ma se quello è uno sguardo di vittoria si sbaglia.

Il gomito è debole se lo si colpisce sull'articolazione interna, almeno così ho visto nei video di autodifesa su Tik-Tok. Ma devo fare in fretta, prima che la faccia mi esploda per il sangue che non riesce defluire. Ci metto tutta la forza e non so che santo devo ringraziare, quando il suo braccio si piega e ora?

Ehi, vivo a Roma, non che io sia esperta di risse da strada... ma un naso così vicino esige una testata. Una volta ho visto un mio compagno di classe che ha ottenuto ottimi risultati contro un bullo che lo tormentava, anche se dopo ha dovuto spiegarlo al preside.

Sollevo la nuca e la mia fronte impatta sulla sua faccia già in caduta libera sulla mia. Il crack è esaltante e terrificante al tempo stesso. Ora l'ho fatto veramente arrabbiare.

Al punto che, mentre si tiene il naso sanguinante, lascia la presa sulla lancia a terra per schiaffeggiarmi. Pensavo che la storia delle stelle fosse una cosa da fumetti, invece no, le vedo tutte. Non so perchè non svengo, ma perdo l'aria nei polmoni e non so più che succede. Il mio corpo reagisce per puro istinto. Calcio via la lancia e lui si lancia per recuperarla, liberandomi dalla presa.

Barcollo in piedi, il labbro mi pulsa e sento il sapore metallico del sangue sulla lingua.

Non è un gioco, non lo è mai stato. Sento il pubblico che applaude e incita. Aspetta un attimo, è il mio nome quello che acclamano?

Yaku solleva le labbra in una smorfia di rabbia. Altro che freddo, questo ragazzo ha il fuoco dentro. Piccolo particolare: sono io che rischio di esserne incenerita.

Si rimette in guardia e fa una cosa che non mi aspettavo. Mi parla.

«Ti ho sottovalutato. Ti chiedo scusa.» La sua voce è profonda, con un lieve accento sudamericano.

Schiudo le labbra e sollevo le sopracciglia. Vorrei dirgli che al posto delle scuse, mi andrebbe benissimo finirla qui, ma non ne ho il tempo. Fa vorticare la sua arma e si avventa contro di me. Posso solo schivarlo, una volta e poi ancora. È come se stessi danzando, è come se fossi... Savannah.

Ripeto i movimenti che ho visto fare alla mutante, ogni volta con più consapevolezza. C'è una parte della mia mente che è lucida, calma, calcolatrice. Ricordo alla perfezione ogni schivata e anche come Yaku fosse resistente alla fatica. Non lo batterò sperando che si stanchi. Ma devo avere pazienza, devo aspettare di trovarmi nella stessa posizione che Savannah ha usato per far leva sulla lancia. Quando ce l'avrò fra le mani, allora sarà il mio turno di guidare questo ballo.

bottom of page